ORE 6:30 AM - PARTENZA DA SARONNO
Saronno è la mia città natale, la casa lavorativa. Colleghi, amici, esperienze… Saronno è la sede del laboratorio in cui nascono le nostre idee, i progetti: il posto in cui, con Arch. Roberta Beleni e Arch. Giorgia Cattaneo, accogliamo i clienti e, insieme, costruiamo il loro futuro. I Brunch sono i migliori momenti in cui conosciamo i committenti: solo così possiamo aiutare e supportare veramente.
Ecco perchè Saronno!
E nella memoria dei Saronnesi c’è un posto, più di altri, che è il simbolo della PARTENZA: ricordo sin da piccolo che lì ci si trovava sempre… prima di un viaggio, prima di una cena, per due chiacchiere veloci.
Sto parlando della Rotonda, la “pagoda” di Saronno, nata negli anni ’70 come “Lazzagrill” dei Lazzaroni, diventata poi Autogrill e oggi rinata con una nuova veste. Un luogo che da sempre significa “mettersi in cammino”.
Il progetto originario è dell’architetto Melchiorre Bega (1898 – 1976): archi, designer e imprenditore bolognese, tra i protagonisti del razionalismo italiano. Figlio di un ebanista, iniziò progettando arredi e negozi, fino a fondare la propria società di architettura e design d’interni. Succedette a Gio Ponti come direttore della rivista DOMUS.
Ma qual’è la storia della ROTONDA?
1970 = Realizzazione su progetto di Melchiorre Bega, in chiave razionalista/pagoda
anni ’70–’80 = Gestione Lazzaroni “LazzaGrill”, punto di ritrovo iconico
anni 2000 = Passaggio a Autogrill e trasformazioni interiori
2023 (agosto) = Chiusura dopo decenni di declino
2024 = Annuncio e inizio dell’intervento strutturale e di branding
2025 (febbraio) = Riapertura con nuova immagine, offerta food, servizi e viabilità
E proprio da qui, dalla ROTONDA, porterò con me un CADEAU speciale, offerto da Lino’s Coffee, che accompagnerà il mio viaggio.
Lo condividerò lungo la strada con le persone che incontrerò: un filo sottile che lega le mie radici di Saronno a Castellammare del Golfo, dopo circa 2000 km.
10/09/2025 - 1° tappa
LA ROCCHETTA, IL CONTE E IL MAESTRO
LA ROCCHETTA, IL CONTE E IL MAESTRO
Visita guidata con …
Chi era il Conte Cesare Mattei?
Un Conte, senza laurea, politico troppo onesto per farlo, letterato per vocazione... e medico… autodidatta! Ma mica uno qualunque: inventa l'“Elettromeopatia” (sì, avete capito bene), un mix di granuli vegetali + “liquidi elettrici” pensato per ricaricare le nostre energie alcaline, o qualcosa del genere: non sono un medico e non posso entrare nel merito!
Funziona? Boh. Ufficialmente: no. Nella pratica: un successo planetario (depositi in Cina, Stati Uniti, Haiti… chi più ne ha più ne metta).
Cesare potrebbe insegnare Marketing nelle migliori UNI del secondo millennio.
Anche Dostoevskij lo nomina ne I fratelli Karamazov! Il diavolo dice di essersi curato grazie a “un libro e qualche goccia del Conte Mattei”. Immaginate che sponsor per il nostro Cesarino.
Un personaggio sopra le righe, fuori dal tempo, ma assolutamente da racconto. Un’icona architettonica con tanto di castello e rimedi misteriosi… Un Alchimista, l’ultimo Alchimista si dice… Immaginate che visualizzazioni farebbe oggi sui social.
Mi stupisce che non sia stata fatta una serie TV!
La sua “umile” casa? Un Castello: la Rocchetta Mattei, costruita sulle rovine di un’antica fortezza. Ma chiamarla castello è riduttivo: è un collage visionario di stili — archi moreschi a strisce bianche e nere che sembrano arrivare da Cordoba, torri ottagonali che richiamano i pianeti, cortili ispirati all’Alhambra, sale liberty con vetrate colorate e perfino soffitti di cartapesta che imitano grotte vulcaniche. Un vero parco a tema del XIX secolo, progettato e diretto in ogni dettaglio dallo stesso Mattei, che trasformò l’architettura in teatro e se stesso in protagonista.
Sorge sul cucuzzolo dei colli bolognesi, dove si curava, sperimentava e – diciamocelo – intratteneva i pazienti con gran stile: uno showman che “recitava” su un palco medievale reinventato, come un guaritore d’altri tempi.
LA SUA CASA E’ LA SUA VITA E FA DI TUTTO, ANCORA OGGI CON LA SUA PRESENZA MAGICA, PER TENERLA IN VITA!
A due curve dalla Rocchetta Mattei – tra archi moreschi e torri da fiaba – ti ritrovi davanti a qualcosa di totalmente diverso: la Chiesa di Santa Maria Assunta, firmata da Alvar Aalto.
Sì, proprio lui: il maestro finlandese del modernismo, l’uomo delle linee morbide, delle sedie che fanno scuola e delle architetture che sembrano respirare.
È l’unico progetto, realizzato, italiano di Aalto (1976-78), voluto dal cardinale Lercaro per incarnare il rinnovamento liturgico del Concilio Vaticano II. Tradotto: una chiesa più semplice, partecipata, con meno oro e più luce.
E luce fu:
quattro onde di cemento bianco che ricordano i crinali degli Appennini, ma anche una specie di cattedrale surfista piantata nel verde;
un campanile fatto di “lame” sfalsate in cemento armato, come se Aalto avesse giocato con il Meccano in formato gigante;
un interno a navata unica, asimmetrica, tutto bianco, dove la luce zenitale diventa la vera protagonista, trasformando l’altare in un palcoscenico naturale;
prefabbricati pesantissimi (fino a 60 tonnellate l’uno) assemblati come mattoncini Lego versione XXL.
Risultato? Una chiesa che dialoga col paesaggio in modo sobrio ma potentissimo: sembra quasi una scultura di luce più che un edificio.
E il bello è che sta lì, a fianco della Rocchetta del Conte Mattei, come a ricordare che l’Appennino è fatto di contrasti: da una parte l’ultimo alchimista col suo castello eclettico, dall’altra il minimalismo nordico di Aalto.
Due mondi lontanissimi che, messi insieme, fanno ridere: sembra la trama di una serie Netflix mai girata, “Il Conte e l’Architetto”.
BUONA STRADA ARCHI!
Partenza. 12:00 AM
Percorso. 150km strada mista
Durata. 2h00min
Musica: CHE COSA C’E’ versione Giuliano Palma
10/09/2025 - 2° tappa
PECCIOLI, IL BORGO SENZA TEMPO
PECCIOLI, IL BORGO SENZA TEMPO
Nel cuore della Valdera, ha un pedigree antico: origini etrusche legate a Volterra, viuzze medievali che ancora si fanno notare, e una comunità che ha deciso di non rimanere ferma alla cartolina.
Risultato? Nel 2024 ha vinto il titolo di Borgo dei Borghi.
Perché? Perché qui storia e futuro si stringono la mano con un sorriso ironico:
I Giganti del riciclo: dal 2011 spuntano enormi sculture umanoidi in polistirene e poliuretano espanso, rivestite in fibre di cemento, create dal gruppo Naturalitel. Non sono mostri, ma simboli della rinascita del rifiuto: un messaggio chiaro e (letteralmente) grande. Le trovi accanto al Triangolo Verde, all’anfiteatro Fonte Mazzola e in località La Fila, dove sembrano accogliere i visitatori come custodi del borgo.
Il Palazzo Senza Tempo: con un nome così pensi subito a un romanzo fantasy, invece è un restauro firmato da Mario Cucinella Architects. Antiche case del ‘300 collegate a un nuovo volume contemporaneo, coronato da una terrazza sospesa di 600 m² che si affaccia sulla vallata. Stai lì sopra e capisci il senso del “senza tempo”: il paesaggio non ti lascia più. (Spoiler: io mi sono perso tra gli intrighi delle famiglie che se lo sono passati — Salviati, Almenj, Dufour, romani vari — e ho immaginato segreti, lotte e amori in costume d’epoca).
Arte ovunque: Peccioli è un museo diffuso a cielo aperto. Opere di Vittorio Corsini, fotografie come La felicità è una via, murali di Daniel Buren, eventi e mostre che trasformano il borgo in una passerella culturale permanente.
E poi il bello è che qui la cultura si accompagna al gusto: ho assaggiato l’Uva Colombana (dolce e profumata, tipica di queste colline) e i bastoncelli, biscotti all’anice che ti fanno subito compagnia in viaggio.
Insomma, Peccioli è la prova vivente che un borgo può essere tanto medievale quanto futurista: un luogo dove ti aspetti di incontrare un cavaliere con lo smartphone in mano.
BUONA STRADA ARCHI!
Partenza. 3:30 PM
Percorso. 30km di belle curve
Durata. 30min
Musica: LEON ON ME Bill Withers
10/09/2025 - 3° tappa
VOLTERRA, L'INTERVISTA IN BOTTEGA E LA VITI EXPORT
VOLTERRA, L'INTERVISTA IN BOTTEGA E LA VITI EXPORT
Partiamo dal fondo… l’incontro con L’ALABASTRAIO: come riconoscere l’alabastro? possiamo inserire un suo elemento nelle nostre case molto moderne e tecnologiche? e se non avesse fatto l’alabastro cosa avrebbe fatto?
a queste ed altre domande ha risposto il nostro ospite…
Ecco cosa intendo per vivere il mio lavoro in modo differente: conoscere, curiosare, ma con un pizzico d’allegria, la stessa che poi si trasforma in progetti!
Dagli Etruschi, ai vampiri di Twilight, persino le streghe. Impossibile non notare il carcere, con la sua imponente struttura ampliata e modificata da Lorenzo de Medici dopo la devastante battaglia del 1472 che portò al dominio di Firenze su questa città.
A me ha affascinato anche altro… si presenta con differenti aspetti: ambrato e giallo per presenze metalliche, grigio e venato dovuto all’argilla, più bianco e trasparente quello in assenza di inclusioni nel terreno. L’ALABASTRO di Volterra, ricavato in cave a cielo aperto o sotterranee (fino a 300mt) ha accompagnato i “VIAGGIATORI VOLTERRANEI” nei loro spostamenti
Ha vissuto anche il Marco Polo dell’alabastro… Nell’Ottocento, Giuseppino (era ancora piccolo) parte baldanzoso per l’America, convinto di conquistare il mercato internazionale a colpi di vasi e sculture. Risultato? Un disastro. Affari andati male, navi perse, sogni infranti.
Il padre, stufo di finanziare le sue missioni, lo richiama a casa di forza. Torna a Volterra con la coda tra le gambe, accolto più come un figlio scapestrato che come un eroe.
Ma non è tipo da arrendersi. In pochi mesi Viti (ora è cresciuto e più consapevole) riesce a convincere altri a credere nel suo progetto, probabilmente con lo stesso talento da venditore che oggi lo farebbe CEO di una start-up. Riparte e… questa volta vince: conquista mercati lontanissimi, da Messico e Nord America fino a India, Cina e Giappone.
Quando torna a Volterra, stavolta non porta solo valigie: porta ricchezza vera. Una ricchezza che contribuisce a far grande anche Volterra.
Con i guadagni si compra Palazzo Incontri (oggi Palazzo Viti), che trasforma in una sorta di museo delle sue avventure e in monumento alla sua ostinazione.
E che monumento!
Sale arredate con mobili rinascimentali e pezzi raccolti durante i suoi viaggi: specchi veneziani, porcellane cinesi, vetri di Murano e persino collezioni di alabastro che brillano come caramelle in controluce.
La casa custodisce dipinti, sculture e oggetti che raccontano tanto i successi quanto la mania collezionistica del nostro Giuseppe.
È un palazzo che sembra dire: “ho fallito, ma mi sono rifatto con gli interessi”.
Oggi visitarlo è come entrare nella scenografia del suo riscatto personale: stanze eleganti, memorabilia da mezzo mondo e la prova che, con un po’ di testardaggine (e tanto alabastro), anche un ritorno con la coda tra le gambe può diventare un trionfo.
E per vivere pienamente l’esperienza di Volterra ho scelto di chiacchierare con un artigiano, un artista… Daniele Boldrini: mi ha accolto nella sua bottega, con una simpatia e una genuinità che è unica dei Toscani. Ho cercato di ricambiare chiedendo a lui alcune, insolite, curiosità. Un Toscano DOC, che non si è tirato indietro.
BUONA STRADA ARCHI!
Partenza. 4:30 PM
Percorso. 30km di belle curve
Durata. 30min
Musica PEACEFUL EASY FEELING Eagles
10/09/2025 - 4° tappa
IL “PiPaPi” DI SAN GIMIGNANO
IL “PiPaPi” DI SAN GIMIGNANO
Vuoi abbattere la tua casa? Bene, ma lo fai solo se costruisci qualcosa di più bello!
E noi ci preoccupiamo ora di come ridurre le emissioni, della normativa GREEN 2050, dei superbonus e della nonna Pina!
Questi, nel 1282, in mezzo al nulla su un cucuzzolo a 400mt s.l.m., tra ulivi e capretti, avrebbero dovuto “inforcare le forche” o “imbastonare i bastoni” contro (immagino io) alcuni nobili che praticamente li sfrattavano per costruire le loro, PIÙ BELLE, case.
Noi abbiamo le C.I.L.A., i P.d.R, i P.A e i Pappappero: loro, circa 750 anni fa, il Pi.Pa.Pi. (Piano Paesaggistico Pionieristico).
Ingiusto? Sicuramente non democratico… ma un GRANDE RISULTATO!
72 torri, di cui ora ne possiamo ammirare 13/14: uno skyline da fare invidia a CityLife, tant’è che viene definita la Manhattan del Medioevo.
Da sempre è un nodo cruciale del commercio, lungo la via Francigena, e ancora oggi tra Vernaccia e Zafferano ospita qualsiasi tipo di turismo: i pullman, i gruppi, le famiglie, le coppie e anche la zia Pina di prima.
Tutti qui sono lenti, per godersi qualche attimo di ammirazione davanti alla storia medioevale quasi intatta, anche grazie all’intervento dell’architetto (il collega… 🤣) tedesco Leo Von Klenze: nell’Ottocento, al servizio del Gran Duca di Toscana, ha iniziato il processo di rinnovamento di San Gimignano ricostruendo e ripristinando torri e mura. E la Zia Pina? MUTA, solo applausi!
BUONA STRADA ARCHI!
Partenza. 6:00 PM
Percorso. 40km di belle curve
Durata. 1h
Musica JIMMY GETS HIGH Daniel Powter
10/09/2025 - 5° tappa
LE CHIAPPETTE DI SIENA
LE CHIAPPETTE DI SIENA
Sale come l’Oro?
Nel medioevo era una risorsa preziosa, soprattutto nell’entroterra: il suo stoccaggio e vendita erano nelle mani della politica (strano!) e vi erano dei veri e propri appalti che permettevano di approvvigionare tutto il territorio.
Da Siena, l’Oro Bianco, giungeva direttamente dalle coste della Maremma: da qui l’esclamazione “Maremma Bucaiola qui è tutto un Magna-Magna!”.
Veniva depositato nel Magazzino del Sale, sotto il Palazzo Comunale: così chi contava poteva appoggiarsi le proprie chiappette e controllare tutto??
Restato poi nascosto e riemerso solo nel 1977, meno di 50 anni fa, durante i lavori di restauro del Palazzo Pubblico.
Qui una domanda lecita… ma dal XIV secolo al 1977 (ieri praticamente) come ci si può essere persi dei magazzini? Cioè non l’anello del signore di Siena, o la scarpetta di Cenerentola… dei magazzini!
Quelle chiappette (vedi sopra) si erano proprio appoggiate bene!
Il recupero degli spazi, fino ad allora abbandonati, fu affidato agli architetti Carlo Nepi e Mario R. Terrosi: fu il primo, di una serie di interventi, seguito in collaborazione tra i due; un progetto complesso, di grande responsabilità, controllato direttamente da Cesare Brandi, il padre della teoria del restauro.
Ora vive quotidianamente di mostre ed esperienze e, tra le altre, le esposizioni di due fantastici artisti italiani che ho il piacere di conoscere personalmente e ricordo in rigoroso ordine di anzianità: Giovanni Maranghi con “Scripta Manent” e Thomas Berra con “Fiur”, curate rispettivamente da Ivan Quaroni con Riccardo Ferrucci per T.B. e Chiara Canali per G.M.
Vivere la storia di questi spazi espositivi ha arricchito, molto, il mio viaggio: ho respirato, contemporaneamente, storia e arte come raramente mi è capitato…
BUONA NOTTE ARCHI!
PICCOLO HOTEL ETRURIA