10/09/2025 - 1° tappa

LA ROCCHETTA, IL CONTE E IL MAESTRO

LA ROCCHETTA, IL CONTE E IL MAESTRO

Visita guidata con …

Chi era il Conte Cesare Mattei?
Un Conte, senza laurea, politico per noia, letterato per vocazione... e medico… autodidatta! Ma mica uno qualunque: inventa l'“Elettromeopatia” (sì, avete capito bene), un mix di granuli vegetali + “liquidi elettrici” pensato per ricaricare le nostre energie alcaline, o qualcosa del genere: non sono un medico e non posso entrare nel merito!
Funziona? Boh. Ufficialmente: no. Nella pratica: un successo planetario (depositi in Cina, Stati Uniti, Haiti… chi più ne ha più ne metta).
Cesare potrebbe insegnare Marketing nelle migliori UNI del secondo millennio.

Anche Dostoevskij lo nomina ne I fratelli Karamazov! Il diavolo dice di essersi curato grazie a “un libro e qualche goccia del Conte Mattei”. Immaginate che sponsor per il nostro Cesarino.

Un personaggio sopra le righe, fuori dal tempo, ma assolutamente da racconto. Un’icona architettonica con tanto di castello e rimedi misteriosi… Un Alchimista, l’ultimo Alchimista si dice… Immaginate che visualizzazioni farebbe oggi sui social.
Mi stupisce che non sia stata fatta una serie TV!

La sua “umile” casa? Un Castello: la Rocchetta Mattei, costruita sulle rovine di un’antica fortezza. Ma chiamarla castello è riduttivo: è un collage visionario di stili — archi moreschi a strisce bianche e nere che sembrano arrivare da Cordoba, torri ottagonali che richiamano i pianeti, cortili ispirati all’Alhambra, sale liberty con vetrate colorate e perfino soffitti di cartapesta che imitano grotte vulcaniche. Un vero parco a tema del XIX secolo, progettato e diretto in ogni dettaglio dallo stesso Mattei, che trasformò l’architettura in teatro e se stesso in protagonista.

Sorge sul cucuzzolo dei colli bolognesi, dove si curava, sperimentava e – diciamocelo – intratteneva i pazienti con gran stile: uno showman che “recitava” su un palco medievale reinventato, come un guaritore d’altri tempi.

A due curve dalla Rocchetta Mattei – tra archi moreschi e torri da fiaba – ti ritrovi davanti a qualcosa di totalmente diverso: la Chiesa di Santa Maria Assunta, firmata da Alvar Aalto.
Sì, proprio lui: il maestro finlandese del modernismo, l’uomo delle linee morbide, delle sedie che fanno scuola e delle architetture che sembrano respirare.

È l’unico progetto, realizzato, italiano di Aalto (1976-78), voluto dal cardinale Lercaro per incarnare il rinnovamento liturgico del Concilio Vaticano II. Tradotto: una chiesa più semplice, partecipata, con meno oro e più luce.

E luce fu:

  • quattro onde di cemento bianco che ricordano i crinali degli Appennini, ma anche una specie di cattedrale surfista piantata nel verde;

  • un campanile fatto di “lame” sfalsate in cemento armato, come se Aalto avesse giocato con il Meccano in formato gigante;

  • un interno a navata unica, asimmetrica, tutto bianco, dove la luce zenitale diventa la vera protagonista, trasformando l’altare in un palcoscenico naturale;

  • prefabbricati pesantissimi (fino a 60 tonnellate l’uno) assemblati come mattoncini Lego versione XXL.

Risultato? Una chiesa che dialoga col paesaggio in modo sobrio ma potentissimo: sembra quasi una scultura di luce più che un edificio.

E il bello è che sta lì, a fianco della Rocchetta del Conte Mattei, come a ricordare che l’Appennino è fatto di contrasti: da una parte l’ultimo alchimista col suo castello eclettico, dall’altra il minimalismo nordico di Aalto.
Due mondi lontanissimi che, messi insieme, fanno ridere: sembra la trama di una serie Netflix mai girata, “Il Conte e l’Architetto”.

BUONA STRADA BAGAI!

Partenza. 12:00 AM

Percorso. 150km strada mista

Durata. 2h00min

Musica.

10/09/2025 - 2° tappa

PECCIOLI, IL BORGO SENZA TEMPO

PECCIOLI, IL BORGO SENZA TEMPO

Nel cuore della Valdera, ha un pedigree antico: origini etrusche legate a Volterra, viuzze medievali che ancora si fanno notare, e una comunità che ha deciso di non rimanere ferma alla cartolina.
Risultato? Nel 2024 ha vinto il titolo di Borgo dei Borghi.

Perché? Perché qui storia e futuro si stringono la mano con un sorriso ironico:

  • I Giganti del riciclo: dal 2011 spuntano enormi sculture umanoidi in polistirene e poliuretano espanso, rivestite in fibre di cemento, create dal gruppo Naturalitel. Non sono mostri, ma simboli della rinascita del rifiuto: un messaggio chiaro e (letteralmente) grande. Le trovi accanto al Triangolo Verde, all’anfiteatro Fonte Mazzola e in località La Fila, dove sembrano accogliere i visitatori come custodi del borgo.

  • Il Palazzo Senza Tempo: con un nome così pensi subito a un romanzo fantasy, invece è un restauro firmato da Mario Cucinella Architects. Antiche case del ‘300 collegate a un nuovo volume contemporaneo, coronato da una terrazza sospesa di 600 m² che si affaccia sulla vallata. Stai lì sopra e capisci il senso del “senza tempo”: il paesaggio non ti lascia più. (Spoiler: io mi sono perso tra gli intrighi delle famiglie che se lo sono passati — Salviati, Almenj, Dufour, romani vari — e ho immaginato segreti, lotte e amori in costume d’epoca).

  • Arte ovunque: Peccioli è un museo diffuso a cielo aperto. Opere di Vittorio Corsini, fotografie come La felicità è una via, murali di Daniel Buren, eventi e mostre che trasformano il borgo in una passerella culturale permanente.

E poi il bello è che qui la cultura si accompagna al gusto: ho assaggiato l’Uva Colombana (dolce e profumata, tipica di queste colline) e i bastoncelli, biscotti all’anice che ti fanno subito compagnia in viaggio.

Insomma, Peccioli è la prova vivente che un borgo può essere tanto medievale quanto futurista: un luogo dove ti aspetti di incontrare un cavaliere con lo smartphone in mano.

BUONA STRADA BAGAI!

Partenza. 3:30 PM

Percorso. 30km di belle curve

Durata. 30min

Musica.