12/09/2025 - 9° tappa
I BRIGANTI DI FAGGIO DELL'APPENNINO
I BRIGANTI DI FAGGIO DELL'APPENNINO
Sarà perché l’adrenalina del giorno prima non mi faceva dormire, o perché già pensavo a quello che mi attendeva… mi sono messo a leggere di Re Ferdinando di Borbone. Uno che, pur di avere la sua granita anche in piena estate, si inventò un freezer ante litteram: i “Fossi della Neve”. Qui, dove la neve cade a quintali, durante l’inverno la si accumulava per poi servire, mesi dopo, fresche granite reali.
E mentre percorro le curve della Forca d’Acero, la mia immaginazione corre più della Guzza: mi vedo montagne di ghiaccio e bancarelle che vendono granite alla menta, fragola e limone. Prezzi chiari: un quarto di ducato la piccola, mezzo ducato il bicchiere medio. Tutti freschi e felici!
Ma torno coi piedi (e le ruote) a terra:: questa strada è una delle più belle d’Italia.
Un nastro d’asfalto che potrebbe raccontare storie che voi (noi) umani…
Qui correva il confine tra Stato Pontificio e Regno di Napoli. Qui passarono Garibaldi e i suoi 1000, e qui si aggiravano i briganti: Cedrone, Crocco e i suoi 2000 (su quest’ultimo vi invito a leggere, personaggio incredibile).
Oggi è meta di chi viene a perdersi nei colori del foliage autunnale: fiamme rosse, arancio e gialle che incendiano i faggi. E proprio i faggi, per secoli, sono stati protagonisti: abbattuti, trascinati da vaccari e muli, caricati fino ai porti di Napoli e Gaeta, e poi via verso l’estero.
Sì, anche al Nord Europa.
“Ma come?”, direte voi… e anche io, amante del legno.
I “Crucchi” hanno foreste infinite, ma di pini e abeti. Il faggio, con la sua fibra compatta, omogenea, chiara ed elegante, è roba dei nostri Appennini. E ancora oggi lo cercano!
Io, che con il legno ci lavoro ogni giorno, mi ci sono messo pure a chiacchierare. Legno che racconta, legno che profuma, legno che costruisce case. Le vostre, le mie.
Potrei giurare (vediamo su cosa…) che qualcuno di loro si sia mosso al mio passaggio, come per salutare: grazie Faggi per questa esperienza unica!
E così, nella Foresta di Briganti che sorseggiano Granita per pochi ducati, la Guzza non ha voluto correre: curva dopo curva, a passo lento, mi ha regalato una piccola grande favola.
BUONA STRADA ARCHI!
Partenza. 8:00 AM
Percorso. 210km di belle curve
Durata. 3h10min
Musica. GIVE ME ONE REASON. Tracy Chmapan
12/09/2025 - 10° tappa
SOLIMENE: ARCHITETTURA E ARTIGIANATO
SOLIMENE: ARCHITETTURA E ARTIGIANATO
Prima sosta: Amalfi.
La Repubblica Marinara che sfidava Venezia e Genova sul mare, oggi sfida i turisti… e immaginate chi vince! Ho scoperto anche che si produce, ancor oggi, la Carta Bambagina, fatta a mano, raffinata e utilizzata per inviti ed opere d’arte: esportata in tutto il mondo.
Poi la Guzza mi porta a Vietri sul Mare, e lì succede il colpo di scena: la Fabbrica Solimene. Riduttivo chiamarlo fabbrica… è un mondo! Un’opera d’arte di ceramica che sembra vivo, con migliaia di vasi rossi e verdi appesi alla facciata come fossero caramelle giganti.
L’architetto è Paolo Soleri, allievo di Frank Lloyd Wright (chettelodicoaffare!). Soleri, in Arizona si è inventato la città laboratorio, utopica, di Arcosanti: ecologia e architettura a Phoenix! Ma qui, negli anni ’50, ha regalato alla Costiera un’astronave mediterranea. Dentro, pilastri di cemento che paiono alberi pietrificati e una rampa elicoidale che gira come una giostra, collegando i piani della produzione.
E mentre cammino, oltre a percorrere le forme di Gaudi, mi sembra quasi di vedere gli Oompa Loompa in versione vietrese: grembiulini a righe, pennelli in mano, che intonano canzoncine mentre dipingono pesciolini e limoni sulle ceramiche.
E’ un parco giochi per architetti e sognatori, dove la materia diventa colore, il colore diventa architettura, e l’architettura diventa favola… e io a bocca aperta, MUTO!!!
BUONA STRADA ARCHI!
Partenza. 1:00 PM
Percorso. 160km di autostrada
Durata. 2h
Musica. YES I KNOW MY WAI Pino Daniele
12/09/2025 - 11° tappa
IN BASILICATA LA NOSTRA RIO DE JANEIRO
IN BASILICATA LA NOSTRA RIO DE JANEIRO
Come si chiamano gli abitanti di Maratea? Marateoti.
Già il nome sembra uscito da un carnevale sudamericano: sarà questo il motivo per cui è stato replicato, proprio a Maratea, il Cristo Redentore di Rio?
Replica per modo di dire: il nostro è il Cristino, fratello minore mica tanto… 21 metri d’altezza, 19 di apertura delle braccia e 3 metri solo il volto. Un volto con barba corta, niente barocco: linee moderne, quasi cinematografiche. E con quel piede in avanti e lo sguardo rivolto all’entroterra (a Rio lo sguardo è rivolto verso il mare), pare davvero che stia per muoversi.
L’idea e i finanziamenti arrivarono dal Conte Rivetti (titolo nobiliare conferito al padre da Vittorio Emanuele III): Stefano, questo il nome del Conte, fece HALL IN nel dopoguerra nel sud, a seguito dei finanziamenti della Cassa per il Mezzogiorno, trasferendo il lanificio proprio a Maratea della quale si innamorò, diventando anche un promotore turistico (alberghi, night e stabilimenti).
Dopo un viaggio in Sud America propose al Comune di finanziare l’opera e affidarla allo scultore fiorentino Bruno Innocenti. Era il 1957 quando spuntarono i primi bozzetti, e il 1963 quando partirono i lavori: 6 anni di iter burocratico direi più che bene!
Se oggi dovessimo rifarla, tra progetti, oneri, ponteggi, gru e trasporti, costerebbe qualche milione di euro e altrettanto per le autorizzazioni! Certo, con il Superbonus magari qualcosina si risparmiava… ma resta un investimento clamoroso, soprattutto perché fu un vero regalo di un imprenditore a un paese.
“Qualcuno ha risvegliato Maratea dal Letargo” scriveva Indro Montanelli sul Corriere della sera
La cosa assurda che mai c’è stata un’inaugurazione ufficiale dell’enorme umanoide a causa di scontri con la politica locali. Dopo il crollo del suo impero industriale negli anni ’70, tra crisi tessile e sequestri, il suo sogno di sviluppo si affievolì e alla sua morte volle essere sepolto in una grotta, proprio sotto il “suo” Cristo Redentore
Il Cristo Redentore più silenzioso della storia, mai celebrato ufficialmente; la cappella funeraria più grande della storia!
BUONA STRADA ARCHI!
Partenza. 4:00 PM
Percorso. 290km di autostrada
Durata. 4h40min
Musica. CANTALOUPE ISLAND Herbie Hancock
12/09/2025 - 12° tappa
IL PONTE SULLO STRETTO
IL PONTE SULLO STRETTO
Curve (tante), montagne e campagna, ma anche mare e sole: sono in Calabria.
E’ una di quelle strade che quando inizi non finisci mai… la SALERNO-REGGIO, altro che R66! Negli autogrill si vedono anche delle balle di fieno che rotolano…
Ma la Sicilia è oramai vicina: mi sembra di essere stato in giro così tanto tempo… utile per poter costruire, finalmente, il Ponte tra Scilla e Cariddi.
Dopotutto se ne parla già nell’epoca romana: Plinio ne scriveva e pure Caligola aveva pensato a collegare le due sponde con barche legate tra loro: comodissimo!
Poi Napoleone, Borboni, Savoia… fino a oggi: promesse, progetti, rendering faraonici e tante campagne elettorali passate “sul ponte”.
Il progetto più noto è quello del ponte sospeso a campata unica più lungo del mondo: 3.300 metri in un solo arco, con torri da 400 metri d’altezza (più alte dell’Empire State Building senza antenna!). Un capolavoro ingegneristico, possibile sulla carta, ma…
…restano i dettagli: venti fortissimi, rischio sismico altissimo, costi astronomici e, soprattutto, la burocrazia italiana che, diciamolo, regge meglio di qualsiasi cavo d’acciaio. E se il ponte fosse sorretto da un migliaio di burocrati? A qualcuno sarà mai venuta questa idea?
È un’opera possibile? Tecnicamente sì. Gli ingegneri dicono che oggi i materiali e le tecnologie lo permettono.
È un’opera probabile? Qui scatta la risata. Perché il Ponte è diventato più che un progetto: è un mito proprio come la leggenda di Scilla e Cariddi! Ci vorrebbe Ulisse e i consigli di Circe per risolvere questo dilemma.
La Guzza, intanto, ronfa sulla A2 “Autostrada del Mediterraneo”: una velocità di crociera da far invidia a Morla, la tartaruga millenaria di Neverdending Story.
Poi penso… i casi sono 3.
più fantasioso: trovo il ponte e mantengo la mia velocità da invidia; imbocco la corsia riservata ai carretti siciliani, pago al casello con i pupi e gli Oompa Loompa, che mi han seguito da Solimene, mi tengono compagnia corrucciando a lato
più emozionante: prendo la rincorsa e faccio un bel salto alla Hazzard con Boss Hogg che finisce nell’acqua, imprecando verso Rosco Coltrane
mi fermo in biglietteria per una traversata “old style” sulla Caronte
Alla fine decido, comunque vada e anche se troverò il ponte, di prendere il traghetto: attraversare lo Stretto resta un piccolo rito, già fatto molte volte da “picciriddu” (inizio a ragionare in Siciliano).
Anche perchè pensa se Colapesce (vi invito a leggere la sua leggenda, non vorrei dilungarmi troppo…) decidesse da un momento all’altro di muoversi: con ponte o rincorsa finirei male… Con Caronte avrei qualche chance in più!
Il ponte, comunque, un giorno ci sarà… Obladì Obladà!
BUONA NOTTE ARCHI!
Presso HOTEL SANT’ELIA Messina